Ho scoperto questo romanzo per caso, grazie ai suggerimenti dell’app Amazon Kindle ed è stato subito amore a prima vista.
La storia, di per se, è molto semplice: quella di una bambina disabile, molto intelligente, che a causa della sua malattia non può parlare e quindi viene considerata molto meno di ciò che è.
Solo i suoi genitori, la sorellina minore, la baby sitter e la maestra di sostegno si accorgono che la piccola Melody è molto altro.
La storia ci viene raccontata in prima persona dalla bambina, prigioniera della sua mente, non a caso il titolo originale si chiama “Out of Mind”e rimanda al tentativo di uscire per poter comunicare finalmente con l’esterno.
Il libro ha diverse chiavi di lettura con l’attualità.
La prima è l’importanza delle parole, il poter comunicare con gli altri è assolutamente vitale per la nostra specie. Melody ha la testa colma di parole e sentimenti, per anni, dalle più belle alla più brutte e non può dire nulla a nessuno.
La ragazzina comprende quanto le parole siano importanti, giorno per giorno ed è per questo che ne chiede sempre di più alla sua speciale baby sitter, la signora V., che mai l’ha trattata da bambina disabile e l’ha spronata, a volte con durezza, a essere il più possibile indipendente, sia alla sua “insegnante” di sostegno, un’universitaria, che la comprende, ama le mode stravaganti e le nuove tecnologie.
Quando finalmente riuscirà a farlo, tramite un sofisticato computer, dicendo ai suoi genitori quanto li ama, non si può non piangere. E’ una scena struggente senza essere banale.
Le altre tematiche sono l’importanza di essere accettati per quello che si è e il bullismo.
Melody, grazie ad una maestra e al suo programma di inclusione, riesce a frequentare, con altri bimbi disabili, una classe di bambini “normali”, alcuni dei quali non reagiscono bene, altri invece sì, tra cui Rose, che lega subito con la piccola e sembra diventare la sua migliore amica.
Il vedersi trattare come persona normale per Melody è altrettanto vitale che comunicare, ne ha bisogno, le due cose vanno di pari passo, lei vuole essere accettata.
Tuttavia la ragazzina si renderà presto conto che le cose non sono così facili e purtroppo il suo essere così intelligente, in un corpo non consono per alcune, sarà fonte di battute e ilarità.
E qui arriviamo ad un punto molto forte.
Quello che io definisco un pugno nello stomaco.
Non voglio spoilerare l’evento però almeno voglio dire che ho apprezzato non poco il coraggio dell’autrice, la quale probabilmente ha vissuto esperienze simile, avendo una figlia disabile (che non è Melody), di parlare di bullismo, includendo nel problema sia i compagni di scuola che gli insegnanti.
Un pugno allo stomaco che non avrei voluto leggere ma che serve.
La storia di Melody non è una favola.
E’ realtà o quasi.
Le loro paure, i loro sentimenti, le loro gioie sono le stesse nostre e non sapete quanto mi sia rivista nella piccola Melody.
Una lettura coinvolgente, tenera ed educativa che andrebbe fatta nelle scuole per far comprendere quanto l’essere nati con disabilità non rende le persone diverse da noi, non come pensiamo almeno.